Stanchi e assonnati siamo partiti alle 7:00 con il super pulmino delle nostre suorine verso la prima tappa del percorso esplorativo sul mondo francescano.
Il primo luogo che abbiamo visitato è stata La Verna dove si trova il bosco di S. Francesco. La seconda tappa della giornata è stata Assisi, città ricca di spiritualità rappresentata anche dagli affreschi di Giotto, ed infine abbiamo concluso la prima giornata a Montefalco, di fianco alla chiesa di S. Chiara della Croce, dove poi siamo rimasti a dormire.
Il giorno dopo abbiamo continuato la nostra avventura andando al santuario di S. Damiano per poi passare alla basilica di S. Maria degli Angeli dove, se portiamo il naso all’insù, notiamo una statua molto grande in oro che rappresenta Maria. All’interno della basilica è presente il roseto di S. Francesco in cui crescono le straordinarie rose senza spine. La sera abbiamo incontrato casualmente una famiglia di Bologna e conosciuto una ragazza della nostra età, Francesca, che è diventata subito parte del nostro gruppo.
Il terzo giorno siamo andati a esplorare la chiesa di S. Chiara da Montefalco grazie alla visita guidata delle suore agostiniane. Infine dopo qualche giretto per il paesino siamo andati all’Eremo delle Carceri: luogo di preghiera di S.Francesco e dei suoi seguaci, mentre la sera abbiamo fatto una passeggiata per Assisi.
Il giorno della partenza, già molto tristi, la nostra nuova amica ci ha fatto ascoltare alcune canzoni suonate con il suo violino.
Dopo aver mangiato qualcosa a Perugia ci siamo diretti verso Bologna assonnati esattamente come siamo partiti.
Lasciamo adesso la parola ai protagonisti di questa bella esperienza, ascoltiamo le risposte di Anna, Vito, Gabriele, Francesca, Mauro, Nicolò, Samuele.
Che posto o cosa ti è rimasta di più dell’esperienza?
Il luogo che mi ha colpito di più è stata sicuramente la chiesa di Santa Chiara. Ciò che mi ha colpito è stata la scelta di vita delle suore di clausura, che hanno deciso di dedicare la loro vita alla preghiera e al loro rapporto intimo con Dio.
Che cosa ti resterà di più per il futuro?
La consapevolezza che ci sono diversi modi per avvicinarsi a Dio e comunicare con lui, e nessuno di questi è giusto o sbagliato, semplicemente può essere più “adatto” a noi.
Qual è la cosa che ti ha colpito di più è San Francesco?
La tenacia e la forza di testimoniare ciò che aveva sentito / visto
Che cosa ti resterà di più dal campo per il futuro?
L'aver compreso che non ci viene mai chiesto nient'altro al di fuori di amare
In cosa ti rispecchi nella vita di San Francesco?
Nel desiderio di fare del bene all’altro.
Che cosa ti ha stupito al campo che non ti saresti mai aspettato potesse succedere?
La spensieratezza di alcuni momenti, mischiata con la profondità di altri.
Che cosa ti ha colpito che non ti saresti aspettata in quel di Montefalco?
Io sono rimasta molto colpita da questo gruppo perché loro fanno parte della parrocchia di corticella, ovvero il quartiere dove vado a scuola io, e per di più, dopo esserci visti per la prima volta in Umbria a Montefalco, abbiamo creato delle belle amicizie in davvero poco tempo
Cosa ti porti dal campo?
Mi porto la razionalità
Un ricordo che ti è rimasto impresso e racconterai con affetto?
io che con il finestrino abbassato controllavo l'antenna del furgone diesel quando tutti pensavano che stessi dormendo, e quando abbiamo parlato a coppie o quando abbiamo scritto i biglietti da attaccare al cartellone attaccato sempre al mitico furgone diesel
Cosa ti è rimasto di più dal campo di bello?
È stato il primo campo in cui non si è sentita molto la differenza d'età
Che cosa ti ha stupito al campo che non ti saresti mai aspettato potesse succedere?
Più passano gli anni più il campo diventa un'esperienza veramente di gruppo. Gli educatori e i ragazzi, che non sono di certo alla prima esperienza, vengono sempre stupiti da quanto alcuni luoghi e alcune storie possano insegnarci ancora tanto. San Francesco ne è l’esempio di quest’anno.
In cosa ti rispecchi nella vita di San Francesco?
Non è semplice rispecchiarsi in una figura come quella di San Francesco. Personalmente credo che, anche se con percorsi molto differenti, l’arrivo è sempre uno: il contatto con Dio. Lui ci insegna a spogliarci di tutto quello che abbiamo per seguire il Signore. Oggi è ancora più difficile data la quantità di pesi emotivi e materiali che ci portiamo dietro, ma lui ci mostra che nulla è impossibile se ci si impegna nella preghiera e nell’ascolto.